Fashion

Le nuove collane di Bottega Veneta hanno sollevato una polemica

Articolo di

Ruben Di Bert

Il percorso di Daniel Lee con Bottega Veneta sta assumendo sempre più la definizione di rivoluzionario, ma al tempo stesso sono molti i fatti controversi che circondano il suo eclettismo. A gennaio il brand ha abbandonato i social network, e poi c’è stata anche la rinuncia alle tradizionali sfilate in favore di presentazioni misteriose tenute nascoste per mesi e a cui ha partecipato un’elitaria cerchia di invitati.

Ma ora c’è di più. In questi giorni si è aperto un nuovo dibattito nei confronti di alcuni prodotti del marchio dell’attuale collezione. In particolare, stiamo parlando della nuova linea di gioielli, e fino a qui non ci sarebbe nulla di troppo strano, anche se sappiamo che questo ambito non risiede propriamente all’interno dell’heritage di Bottega. Il problema è che il design degli articoli risulta essere decisamente curioso: una collana ricorda il filo della cornetta di un vecchio telefono fisso, mentre un’altra è composta da una serie di fiorellini colorati; due elementi alquanto comuni che difficilmente avremmo immaginato nel catalogo di questa griffe.

La polemica, però, non nasce solamente da questo motivo, bensì dal prezzo e la sua giustificazione. Il primo modello è infatti in vendita a €1.500, mentre il secondo costa €1.800 e sorprendentemente, nonostante cifre di questo livello, non vi sono alcuni materiali così preziosi. Analizzando la composizione della prima si può notare infatti come la struttura sia composta da resina e argento sterling, due componenti che si possono trovare a prezzi di gran lunga inferiori.

Arrivati a questo punto, possiamo dire che anche la maison sia scivolata nel cliché del cosiddetto “new luxury“, un tema che negli ultimi anni ha interessato parecchio il settore moda. Abbiamo assistito infatti a innumerevoli esempi di una nuova definizione di “lussuoso”, dalle t-shirt a tema Star Wars di Etro e Vetements completamente distanti dai canoni del merchandising a quelle di Jurassic Park firmate Dolce&Gabbana, passando per l’aquilone di Louis Vuitton e arrivando a un comunissimo mattone di Supreme con tanto di box logo. Se vi state chiedendo perché tutto ciò è accaduto, la risposta che possiamo darvi è quella che i bagliori dell’oro e le pietre intarsiate non sono più gli unici rappresentanti del lusso, poiché ora la ricchezza risiede di più nelle passioni di ognuno di noi, qualsiasi esse siano, e dunque l’establishment è cambiato e va a descrivere un nuovo ideale di valore.