Perché Detroit? Quando Bottega Veneta lo scorso luglio ha annunciato la sua prossima sfilata diffondendo informazioni soltanto in merito alla location, la domanda dei più curiosi è stata sicuramente quella. Facendo qualche previsione, andava sicuramente considerato come la città sia stata un punto decisamente importante per il panorama musicale, per l’industria automobilistica e l’innovazione in generale. Tutte caratteristiche, queste, che potevano benissimo rappresentare l’ispirazione perfetta di uno stilista come Daniel Lee e in effetti avevamo ragione. Nato nella zona industriale del nord Inghilterra, il direttore creativo ci fa infatti sapere che è rimasto fortemente colpito dalle atmosfere di Detroit sin dalla sua prima visita nel 2015 e, dopo la sua nomina nel 2018, si è reso conto di quanto quel luogo fosse adatto per incarnare il suo approccio indipendente e all’avanguardia nel campo della moda. Tenendo presente che è lì che è nata la techno, che sono state costruite alcune delle automobili più belle del mondo e che si è espanso il Modernismo nell’architettura americana, è stato quindi piuttosto semplice per la maison scegliere il posto adatto in cui celebrare il design, l’ingegno e l’innovazione. Ecco allora che si spiega perché la cosiddetta collezione “Salon 03“, formula introdotta nel 2020 che ha toccato città come Londra e Berlino richiamando le presentazioni intime dell’haute couture, è andata in scena al Michigan Building Theatre.
Chiaramente, tutto ciò ha fatto sì che la parola d’ordine per i look fosse progresso. A partire dall’abbigliamento sportivo e dal workwear, entrambi declinati in chiave contemporanea, il brand ha saputo riscrivere la definizione di glamour secondo uno stile libero, moderno e attento alle prestazioni. È una celebrazione dell’industria e dell’ingegneria quella che traspare nello sviluppo di un filo metallico pensato per manipolare le silhouette con forme sperimentali. Attraverso l’utilizzo di questo materiale Ie idee di proporzione e struttura vengono infatti completamente messe in discussione, assieme a una sartoria destrutturata e a un susseguirsi di tagli rilassati. In netto contrasto con queste caratteristiche c’è invece la morbidezza della spugna, della gomma riciclata, del poliuretano a base d’acqua e del cotone biologico, presente su moltissimi capi.
Infine, per quanto riguarda le borse, categoria particolarmente cara al marchio, emerge la necessità di reinterpretare i modelli classici secondo una visione inedita che si affida all’estetica industriale, ma senza danneggiare la loro iconicità.