Jackie, una borsa un mito. Anzi, un nome una leggenda. Dietro a uno degli articoli più venduti e amati di Gucci si cela una lunga storia che parte dalla metà del ventesimo secolo e arriva a oggi, tra rilanci ed evoluzioni stilistiche.
Come altri esempi ci insegnano (vedi la Birkin e la Kelly di Hermès), ogni modello destinato a segnare l’heritage di una maison ha un’icona di riferimento e, come facilmente si può intuire, in questo caso è lei, Jacqueline Kennedy Onassis. Ma non corriamo troppo, perché prima di venire consacrata come la conosciamo ora, la borsa non si chiamava così e ci ha messo un po’ prima di diventare l’oggetto del desiderio delle star che dominano la vita mondana.
Quando negli anni Cinquanta venne concepita, il suo nome era infatti Constance. Tra le caratteristiche che la contraddistinguevano vi sono la chiusura a pistone color oro e la forma a sacco da tenere in spalla, simile a una mezzaluna ricurva dalla struttura morbida, che le conferì la definizione di “Hobo“. Curiosamente, quest’ultimo termine significa alla lettera vagabondo e più precisamente si riferisce all’immagine popolare dei sacchetti solitamente portati dai senzatetto. Tuttavia, nonostante questa improbabile analogia, nella mente di Gucci c’era l’idea di prendere un elemento così umile e trasformarlo in un simbolo di lusso.
Il debutto ufficiale avvenne nel 1961, ma prima di finire sulle copertine più prestigiose del fashion system ci vollero più di dieci anni e alcuni inaspettati avvenimenti storici. Primo fra tutti la tragica morte del trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America John Fitzgerald Kennedy, che sconvolse emotivamente e stilisticamente la moglie Jacqueline, la quale rimase in modo invariato una trendsetter, seppur mutando notevolmente la sua personale estetica.
Uno dei tratti distintivi delle sue nuove mise era proprio la borsa Constance, paparazzata spessissimo indosso a lei negli anni Settanta, periodo in cui Jackie era nel vortice del gossip per la sua tormentata relazione con l’armatore Aristotele Onassis. Ben presto la stampa soprannominò la borsa “The Jackie“, per poi diventare comunemente “Jackie O“. Fu da quel momento che divenne la it-bag più diffusa nel jet set mondiale e tra personalità come l’incantevole Audrey Hepburn e la soprano Maria Callas, l’eterna rivale in amore della ex First Lady. Ciò che le valse anche e soprattutto la fama fu il design intramontabile in pelle di altissima qualità o in canvas con monogram GG Supreme e nastro Web, un ideale di eleganza combinata alla versatilità e una spiccata allure signorile.
Da allora la Jackie si ritagliò un posto all’interno dei codici stilistici del brand, a tal punto da venire riproposta a distanza di anni con diverse riedizioni. Una di esse è quella del 1999 sotto la direzione artistica di Tom Ford, il quale la reinterpretò in chiave glamour (si ricorda l’eccentrica variante interamente dorata); mentre un’altra è quella di Frida Giannini nel 2009 con la denominazione New Jackie, che corrispondeva a un restyling meno formale basato su una maggiore capienza e l’aggiunta di una tracolla. Questa versione annovera anche un’indimenticabile campagna pubblicitaria con protagonista Kate Moss.
E poi comincia l’era di Alessandro Michele che, fedele alla sua visione di riscoprire il fascino del passato in chiave contemporanea, non poteva di certo farsi sfuggire l’occasione di riportare in auge oggi come allora la borsa Jackie, soprattutto in un anno in cui il vintage sta dominando le tendenze della moda.
Nonostante in molti pensino che il ritorno del modello sia avvenuto negli ultimi mesi, lo stilista lo fece comparire per la prima volta durante la sfilata Cruise 2019 con la scritta “Chateau Marmont” in bella mostra. Dietro a questa scelta c’è un significato ben preciso, che va oltre al fatto che il famosissimo albergo sia uno degli elementi ricorrenti all’interno della collezione: l’hotel di Los Angeles era infatti noto soprattutto per essere un crocevia di celebrities tra gli anni ’60, ’70 e ’80, tra maledizioni e deliri, nonché vettore della controcultura, del decadentismo e del glam rock, e quindi perfettamente in linea con il percorso storico della borsa.
Il marchio però non decise subito di investire particolarmente in un’intensa promozione, ma lasciò scorrere del tempo. Ecco dunque che arriviamo all’autunno/inverno 2020 con una collezione maschile ispirata alla nuova definizione di mascolinità, che sicuramente non poteva rinunciare a un simbolo così importante come la borsetta. Addosso ai modelli compariva infatti un’inedita rivisitazione del prodotto, che questa volta viene chiamato Jackie 1961 in onore del suo anno di lancio e si presenta dotata di una tracolla removibile per rispondere alle esigenze del momento e una struttura più rigida e compatta in pelle semilucida.
Oltre a un’indistinguibile armonia con il corpo, la bag viene proposta nelle misure media, piccola e mini, declinata in una vasta color palette che va da tinte pastello come il turchese, il rosa e il panna, fino alla classica nera o rosso scuro, spingendosi oltre anche con motivi più audaci quali il pitone e pattern floreali. L’elemento più distintivo è sicuramente la connotazione genderless che assume e non a caso viene venduta nella sezione MX, linea libera da ogni vincolo di genere.
Da quell’istante non ci separeremo più da lei: comparirà anche nella collezione autunno/inverno 2020 donna, nella Resort 2021 e nella serie “Ouverture Of Something That Never Ended“, oltre che negli Artwall di tutto il mondo e in numerose campagne. Immediatamente, star del calibro di Harry Styles e Cate Blanchett, solo per citarne alcune, se ne sono innamorate, facendola tornare in voga esattamente come negli anni Settanta, affermandola ancora una volta come lo specchio della società in cui vive e ridandole quella risonanza che di sicuro non si esaurirà nei tempi a venire.