
Frasi come “la moda è ciclica” e “tutto torna” fanno parte di quella lunga lista di luoghi comuni che ormai ci sembrano antichi e ridicoli. Ma se è vero che l’erba del vicino è sempre più verde, è altrettanto valido dire che nel mondo del fashion (prima o poi) tutti i vecchi trend tornano alla luce: l’ultimo ripescato è ormai evidente essere l’estetica “Y2K”. Completi in ciniglia, pantaloni a vita bassissima, gonne sempre più corte e farfalle glitterate trasformate in top sono infatti solamente alcuni di quegli “scheletri nell’armadio” dei primi anni 2000 che brand come Blumarine o Miu Miu hanno deciso di rispolverare. E dopo una prima risposta decisamente negativa del pubblico a questo mai sperato ritorno, oggi il trend sta effettivamente cominciando a prendere piede sui social – ovviamente, primo fra tutti, TikTok – e per le strade delle città. Ma non sono solo i brillantini e i cappellini Von Dutch a essere riapparsi: se vogliamo tornare al 2000, bisogna farlo bene, quindi perché non ripescare anche l’estetica pop punk?
Grazie al successo di nuovi cantanti come Machine Gun Kelly e Olivia Rodrigo, ma anche al ritorno di vecchie glorie (vedi Avril Lavigne e Travis Barker), la scena musicale ha senza dubbio assistito alla ricomparsa di un genere musicale che per anni era stato abbandonato. Come ha risposto il mondo fashion a tutto ciò? Riportando in vita gli “spiky hair“. Dopo il dominio incontrastato del mullet nei saloni dei parrucchieri di tutto il mondo, sembra infatti che tutti ora siano pronti a farsi sparare i capelli il più in alto possibile.
A livello cronologico, l’ultimo a riportare l’attenzione su questo taglio fuori dal comune è stato Lil Uzi Vert che, con alcuni scatti pubblicati sul suo profilo Instagram, ha mostrato un nuovo look: niente più diamante sulla fronte ma un’altissima chioma “spinata” nera. Mentre per il rapper questa scelta rappresenta un cambio di stile notevole rispetto ai dread a cui ci aveva sempre abituato, uno dei veterani dell’acconciatura appuntita è Erik Arteaga, meglio conosciuto come Burberry Erry. Noto per le sue acrobazie sulla tavola vestito con marchi d’alta moda e sneaker esclusive, da diversi anni lo skater ha infatti trasformato gli spiky hair in uno dei suoi segni di stile più riconoscibili.
E mentre fino a qualche mese fa il look di Burberry Erry rappresentava un caso isolato, quasi all’avanguardia, ad oggi i capelli a spine sembrano essere in lizza per diventare i più popolari del 2022. Ma qual è l’origine di questa acconciatura?
Nonostante quello che si possa pensare, gli spiky hair arrivano da molto lontano. I primi esempi di questa capigliatura, infatti, risalgono addirittura alle popolazioni celtiche, le quali erano solite utilizzare l’acqua gessosa o calcarea per sbiancare i capelli e renderli estremamente rigidi. E mentre nell’antichità questa pratica era segno di potenza e di forza, tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80 fu il punk a portare all’estremo tale acconciatura rendendola popolare. La sottocultura per eccellenza utilizzò infatti questo stile esagerato e contro ogni convenzione sociale per dimostrare sì il loro dissenso contro l’establishment ma anche per opporsi agli hippie, i quali erano soliti portare i capelli lunghi e lisci. Simbolo di ribellione, gli spiky hair dello scorso secolo dovevano essere altissimi, super appuntiti ma soprattutto colorati e, a causa della somiglianza con la corona della Statua della Libertà, vennero presto soprannominati “liberty spikes”.
Bisogna aspettare fino agli anni 2000, però, prima che gli “spuntoni della libertà” diventino a tutti gli effetti un trend, ovviamente in una versione riadattata per il grande pubblico, meno appariscente e più facile da realizzare. All’inizio del nuovo millennio, infatti, personaggi come Brad Pitt, David Beckham ma anche P!nk e Missy Elliott (molto distanti dalla cultura punk degli anni ’80) cominciarono ad appuntire e rendere più messy le loro acconciature, trasformando così uno stile relegato agli emarginati sociali in una nuova moda da copiare. NSYNC, Destiny’s Child, J Boog, ma anche Lizzie McGuire, Kelly Osbourne e Dennis Rodman: nessuna celebrità seppe resistere e i red carpet di quegli anni diventarono un tripudio di spine.
20 anni dopo, sulla scia del trend “Y2K”, gli spiky hair sono pronti a tornare e, anche questa volta, non come una tendenza per pochi ma come una moda adottata da molti. L’acconciatura sembra essere di nuovo già così popolare da apparire persino sulla testa di Robert Pattinson sulla copertina dell’edizione americana di GQ di marzo. Il nuovo Bruce Wayne è stato infatti fotografato da Jack Bridgland con entrambe le versioni degli spiky hair – quella più moderata e naturale e quella decolorata, più punk -, dimostrando che quello di Lil Uzi Vert non rappresenta un caso unico.
Ma non sono solamente uomini ad adottare questo stile: negli anni precedenti erano state Miley Cyrus (sul red carpet del MET Gala 2013) e Rihanna (sulla copertina di PAPER Magazine nel 2017) a farsi pettinare – in un modo un po’ anacronistico – i capelli nell’acconciatura spinata mentre oggi sono la rapper Rico Nasty e Saweetie a trasformare in icona gli spiky hair.
E se oltreoceano il trend è già riconosciuto, in Italia cominciano a spuntare i primi casi di capelli appuntiti, con Salmo che ha deciso di seguire i suoi colleghi americani, decolorandosi i capelli e affilandoli verso l’alto.
La nostalgia della Gen Z per gli anni 2000 ha riportato in vita numerosi trend che pensavamo di aver dimenticato; e se nelle cuffiette di tantissimi suonano canzoni dallo stile retrò, come la viralissima “emo girl” di Machine Gun Kelly e Willow Smith, e per le strade ricompaiono calze a rete e minigonne scozzesi, ciò che manca ora è solamente la chioma a punta (e Bill Kaulitz).