La Rétro della Air Ship Pro è un premio di Air Jordan per i collezionisti

Come vi abbiamo già raccontato qui, mancano ormai soltanto pochi giorni alla release delle Nike Air Ship Pro “Banned”. Il modello, indossato per una manciata di partite da Michael Jordan durante la preseason NBA del 1984, sarà disponibile al pubblico per la prima volta nella versione realizzata da Nike appositamente per “His Airness”, dopo che la variante retail del modello ha fatto il suo ritorno sugli scaffali durante l’All Star Weekend di Chicago dopo trentasei anni di attesa.

La versione che verrà rilasciata questo weekend in esclusiva mondiale dallo store bolognese Bottega Back Door è molto particolare. La Ship “Pro” non è mai stata messa in commercio, nemmeno negli anni ’80. La Ship nella sua versione destinata alla vendita venne fornita da Nike a diversi giocatori presenti al camp pre-stagionale dei Chicago Bulls nel 1984 e nello specifico venne utilizzata per raccogliere i preziosi feedback di MJ durante la fase finale dello sviluppo di quella che, soltanto pochi mesi dopo, sarebbe stata presentata al mondo come la Air Jordan 1. Immediatamente Jordan comunicò al team di design Nike che il suo feeling con la Air Ship non era ottimo: il taglio del collar era decisamente troppo alto così come la suola, che non dava la possibilità a MJ di “sentire” il parquet. In tutta fretta Nike realizzò un prototipo speciale della Ship, adattandone il paneling e sostituendo la sole unit tradizionale con quella della Pro Circuit, un modello da tennis prodotto dallo Swoosh a metà anni ’80 (è la misteriosa scarpa che MJ indossa insieme al gesso nel 1985, visibile anche in “The Last Dance”). È proprio questa edizione speciale che questo fine settimana sarà disponibile al pubblico per la prima volta.

Nike ascoltò con attenzione le richieste di Michael Jordan, non soltanto per realizzare una versione “Player Exclusive” della Air Ship, ma anche per inserire le sue preferenze nel processo di design della Air Jordan 1. Tutte le caratteristiche della “scarpa ideale” di Jordan (un taglio a metà tra mid e high, peso ridotto dell’upper, suola bassa con molto grip) sono visibili nella Air Jordan 1 del 1985 e, successivamente, ripresi anche nei modelli successivi della signature line.

Michael Jordan indossò la Air Ship Pro durante i suoi primi mesi da giocatore NBA con i Chicago Bulls, durante la preparazione atletica e sul campo in una serie di partite di pre-stagione giocate a Peoria, nell’Illinois, tra il 5 e il 10 ottobre 1984 contro Indiana Pacers, Milwaukee Bucks e New York Knicks.

L’utilizzo da parte di MJ della speciale Air Ship Pro realizzata per lui da Nike segna anche l’importante debutto della colorway Black/Red, che lo accompagnerà per oltre un decennio durante la sua carriera con i Bulls. Proprio questa versione della Ship Pro è la reale scarpa “bandita” dall’NBA poiché non rispettava il rigido regolamento della Lega riguardante le calzature e gli accessori utilizzati in campo dai giocatori.

Già durante la sua prima vera partita NBA contro i Washington Bullets il 26 ottobre 1984, MJ indossò la versione retail bianca e rossa della Air Ship, modello che verrà utilizzato nelle prime partite della sua carriera fino al “debutto” della Air Jordan 1, il 17 novembre dello stesso anno.

Nike e Robert Strasser, l’agente di MJ, non avrebbero ricevuto l’ormai famosa lettera spedita dall’Olympic Tower di New York fino al 25 febbraio 1985. La lettera fa riferimento a delle Nike “nere e rosse indossate da Michael Jordan il, o attorno al, 18 ottobre 1984″. Lo Swoosh, consapevole che la scarpa bandita dall’NBA era proprio la Ship Pro indossata da Jordan durante la pre-stagione dell’anno precedente, colse la palla al balzo utilizzando la lettera come pretesto per costruire un’enorme campagna pubblicitaria attraverso la quale raccontare al proprio pubblico che, anche se l’NBA stava proibendo a MJ di indossare la Air Jordan 1 “Bred” (che aveva fatto il suo debutto ufficiale il 9 febbraio ’85 durante lo Slam Dunk Contest all’All Star Weekend di Indianapolis), tutti i suoi fan potevano continuare a comprarla e indossarla.

La Rétro realizzata quest’anno da Air Jordan è totalmente fedele all’originale in ogni dettaglio, nulla è stato lasciato al caso. L’attenzione del design team del Jumpman è stata maniacale: tutto è stato riprodotto esattamente come nel 1984 e possiamo soltanto immaginare che anche il paio che venne consegnato a MJ trentasei anni fa fosse proprio così, con i lacci alternati e il box “girato” utilizzato per sample e PE.

Fino a qualche anno fa la Air Ship era soltanto un’altra scarpa dimenticata proveniente dallo stupendo catalogo Nike Basketball di metà anni ’80, un feticcio per pochi, ossessionati, collezionisti che si scambiavano ricerche e opinioni in qualche polveroso thread di Nike Talk. Il fatto che la Ship fosse la “vera Banned” è stato per molto tempo argomento di dispute, ma in ogni caso un elemento d’interesse per pochi appassionati, capaci di andare oltre la narrativa proposta da Nike. L’enorme celebrità raggiunta negli ultimi anni dalla Air Jordan 1 e un ritrovato interesse anche da parte di un pubblico più ampio per il vintage, ha portato la Ship a essere molto discussa nell’ultimo periodo, riportando anche l’attenzione di Nike sul modello. In un certo senso la Ship è il simbolo della forza del personaggio Michael Jordan, sfido molti a saper dire il nome di un altro giocatore NBA che non fosse parte di quei Chicago Bulls del 1984 ad averle indossate su un parquet NBA. Anche la controversia legata al divieto dell’NBA ha contribuito ampiamente alla celebrità della Ship: per dimostrarlo basta citare la Air Train, l’altra scarpa utilizzata da Jordan nel breve periodo tra il suo approdo ai Chicago Bulls alla fine dell’estate 1984 e il debutto della Air Jordan 1 nel mese di novembre.

Come dice il titolo, la Rétro della Air Ship Pro è un premio per i collezionisti, gli appassionati, i fan di Michael Jordan che hanno contribuito a creare la leggenda di His Airness. Spesso nel corso degli anni sono stati proprio i collezionisti di Air Jordan ad attribuire il giusto valore a diverse delle sneakers rilasciate dal brand, andando a rimpiazzare AJB nell’importante compito di creare il giusto storytelling attorno a ogni release. È innegabile che Jordan Brand si sia trovata, forse troppo di frequente, a vivere di rendita rilasciando modelli destinati a un rapido sold out senza nemmeno provare a raccontarne la storia e inserire ogni modello nel giusto contesto anche per chi, soprattutto tra i più giovani, non ha potuto vedere Jordan all’apice della sua carriera e fatica nell’attribuire a queste sneakers un valore che sia diverso da quello estetico o economico.

Nei giorni scorsi non sono mancate le ormai classiche polemiche riguardo le modalità di release della Air Ship Pro: tutto è stato analizzato e criticato, dalle quantità prodotte alla scelta di Bottega Back Door come unico store per la release. È inutile nascondersi o dire altro, sappiamo tutti che saranno pochi i fortunati vincitori delle due raffle organizzate dal negozio felsineo e che molti resteranno a bocca asciutta. Non credo, però, che questo fattore dovrebbe essere considerato un problema. Se, al contrario, stessimo parlando della Air Ship Pro come di una general release sarebbero in tanti a lamentarsi, a raccontare come la scelta di Air Jordan sia dissacrante nei confronti di un modello sognato dai collezionisti di tutto il mondo per trentasei anni.

La verità sta, probabilmente, nel mezzo. La ricerca e l’attesa per un paio di sneakers difficili da reperire dovrebbero essere una sorta di valore aggiunto, ma la consapevolezza che in molti tra coloro che vinceranno la raffle organizzata daranno priorità ai loro interessi economici può dar fastidio. Con un maggior quantitativo prodotto, però, sarebbe stato impossibile per Air Jordan garantire la qualità e la cura per il dettaglio che caratterizzano questa release, che ha molto del suo forte valore simbolico proprio nel fatto che sia stata realizzata dal marchio con il contributo di collezionisti ed esperti e, successivamente, rilasciata proprio da un esperto collezionista come Marco Evangelisti nel suo negozio Bottega Back Door.

Bottega Back Door è uno dei negozi di sneakers legato al basket più belli d’Europa, forse del mondo, in una città come Bologna che da sempre vive la pallacanestro come qualcosa di sacro. Marco Evangelisti, il proprietario e fondatore di BD, non ha mai nascosto la sua totale ossessione per MJ ed è uno dei pochi collezionisti italiani di Jordan di spessore mondiale. Nel suo archivio ci sono pezzi che fanno invidia a tanti dei grandi collector americani ed è semplicemente giusto che l’enorme responsabilità di questa prima release della Air Ship Pro sia toccata a lui e al suo negozio.

Mancano soltanto poche ore alla chiusura delle due raffle organizzate da Bottega Back Door per il rilascio della Air Ship Pro, presto sapremo chi riuscirà ad aggiudicarsene un paio e aggiungerlo alla propria collezione. Buona fortuna a tutti.

Foto
Bottega Back Door, Marco Evangelisti, Nike, Air Jordan