Ecco perché è così importante il legame tra KAWS e la moda

Gli anni Ottanta sono un periodo fondamentale per il mondo dell’arte. In quel decennio gli artisti cominciano a mettere in atto una vera e propria rivoluzione basata sull’obiettivo di rendere l’arte più accessibile e popolare, rompendo i confini che dividevano la sofisticata allure di musei e gallerie dalla cultura di massa. Questo cambiamento passa attraverso la Pop Art e successivamente ai graffiti, finché questi due generi arrivano a coincidere. È l’epoca di Andy Warhol, Keith Haring e Jean-Michel Basquiat, quando tutto diventa arte e non esiste più un metodo che discrimini cosa non lo sia. Si indaga l’interazione tra arte e consumismo e dunque la tela dell’artista si apre a ogni possibile scenario, dalla televisione alla moda, fino a prodotti d’uso quotidiano destinati al commercio.

È in questo scenario in continua ebollizione che cresce Brian Donnelly, giovane del New Jersey nato nel 1974 che già dall’adolescenza nutre un forte interesse per la visual art e in particolare per i graffiti. Ai tempi del liceo comincerà quindi a lasciare il segno sui muri più in vista della città essenzialmente per far notare la sua esistenza. Il nome che sceglie come tag è KAWS, un accostamento di lettere totalmente privo di significato ma scelto poiché ritenuto esteticamente funzionante. Già in questa prima fase il suo stile si contraddistingue per un’ispirazione vivace e di forte impatto proveniente dai tratti tipici di fumetti e cartoon, con dettagli grotteschi e disorientanti come teste scheletriche e soggetti con gli occhi a X dal tratto enigmatico e spersonificato, i quali riflettono lo svuotamento di significato che sembra avere la società dei nostri tempi. Questi ultimi sono una sorta di dissacrazione delle icone della cultura pop, dal momento in cui reinterpretano l’iconografia di personaggi celebri quali l’omino Michelin diventato poi Chum e Topolino, che influenzerà il processo creativo dietro al noto Companion.

Seguendo questa sua passione, Brian si trasferisce a New York per frequentare la School of Visual Arts di Manhattan. Nella Grande Mela rimane fortemente colpito dai lavori di Futura e altri street artist, entrando in contatto anche con un certo Takashi Murakami, il quale a sua volta condivideva il pensiero di aprire il mondo dell’arte alla cultura pop allineandosi a ciò di cui la società sentiva bisogno.

Le prime opere di KAWS nella metropoli andranno a colpire un soggetto ben preciso, ovvero le locandine presenti su fermate del bus e cabine telefoniche che ritraevano perlopiù campagne di moda. Questa sua scelta era un modo per mettere in questione l’immagine di studiata perfezione professata da brand come Calvin Klein, GUESS e DKNY, calandovi elementi di spontaneità artistica come spermatozoi stilizzati che avvolgevano le top model con l’intento di far credere alla gente che quelle controverse aggiunte facessero parte dei manifesti stessi.

Si può dire che una svolta fondamentale nella sua carriera avverrà grazie a un viaggio in Giappone nel 1997. Arrivato a Tokyo, KAWS comincia a immergersi nello scenario urban e fa la conoscenza di diversi volti appartenenti alla scena skateboard/streetwear, tra cui NIGO e il suo vivace gruppo di amici creativi. Sempre qui, l’artista si avvicinerà alla label HECTIC e al pioniere degli art toys Bounty Hunter, il quale nel 1999 produrrà la prima statua in vinile del “Companion” in soli 3 colori con 500 unità ciascuno. In realtà, dietro a quella che può sembrare una semplice release, si cela il momento più significativo della rivoluzione portata avanti da KAWS, perché, seppur stiamo parlando di un’edizione limitata a un prezzo relativamente accessibile che si aggirava intorno al centinaio di dollari, in quel preciso istante l’arte offriva la possibilità di entrare nelle case di persone comuni come mai prima d’ora. Ma se in Giappone esiste una figura capace di valorizzare i talenti più di chiunque altro, allora questa è sicuramente NIGO. Proprio il fondatore di BAPE si rivelerà un personaggio chiave nell’ascesa di KAWS. Sarà infatti lui a commissionargli i primi dipinti su tela e a spingerlo a lavorare in studio producendo sculture, statue, merch, quadri in acrilico e serigrafie caratterizzate perlopiù dalla riproduzione di protagonisti di cartoni animati e film come I Simpson, I Puffi, Spongebob, Pinocchio, Astroboy e Star Wars.

Ho sempre pensato che il mondo della fine art fosse ipocrita e snobbasse i prodotti. Non ho mai considerato di creare solo prodotti o solo dipinti, bensì voglio fare tutto ciò allo stesso tempo e vedere cosa accade.

KAWS

L’attrazione da parte del fashion system risulta inevitabilmente spontanea e uno dei primi brand a voler lavorare con lui è UNDERCOVER, che già nel 1999 gli proporrà di realizzare una linea d’abbigliamento per bambini, rinnovando poi la partnership nel 2001 e nel 2009 allargandosi anche al reparto adulti. Nel frattempo la produzione di art toys continuerà a essere un aspetto fondamentale e così nel 2002 verranno realizzati i primi BE@RBRICK in collaborazione con Medicom Toy. Il legame con questa azienda non è destinato a finire qui, anzi, tutt’altro, perché nel 2006 sarà proprio lei a supportare la nascita di OriginalFake, un brand retailer che rivoluzionerà da lì a poco la sinergia tra arte e streetwear. Il primo flagship store verrà aperto nel distretto di Aoyama, un quartiere di Tokyo costellato di boutique dell’alta moda. Al suo interno era possibile trovare praticamente di tutto, dall’abbigliamento agli oggetti di design, fino al merchandising vario. In breve tempo diventa un vero e proprio punto di riferimento e le sue continue capsule collection composte da silhouette come t-shirt, felpe e jeans incrementano la notorietà del brand. Per KAWS era dunque un mezzo con il quale far diffondere il suo nome e costruire una solida base economica, ma anche aprire nuove possibilità verso altri marchi tramite delle collaborazioni, tra le quali si annoverano quelle con visvim e Levi’s.

OriginalFake cesserà di esistere nel 2013 lasciando un enorme impatto e tuttora spingendo i collezionisti alla ricerca di quei grail, ma nel frattempo KAWS diventa una costante nel mondo della moda anche solamente in quanto artista. Basteranno infatti soltanto quelle due X al posto degli occhi a far capire che lì c’è la sua firma; è così che diventa una presenza fissa all’interno di tre store considerati sacri dagli amanti dello streetwear: Dover Street Market, UNDEFEATED e colette, dove curerà numerosissime installazioni e drop. Troverà anche parecchia fortuna nel settore delle calzature, a partire dalla prima partnership assieme a DC Shoes nel 2002, seguendo poi il progetto del 2007 con Vans in occasione dell’uscita del film dei Simpson e ancora nel 2008 celebrando i dieci anni dell’etichetta Marc Jacobs con un restyling tutto al femminile delle Mouse Flats, fino al noto sodalizio con Nike, dal quale nascerà una delle Air Force 1 del pack 1World, due colorway delle Air Max 90 e infine le rarissime Air Jordan 4 uscite nel 2017.

Senza tralasciare una delle unioni meno conosciute e più sottovalutate, ovvero quella con CLOT, che negli anni ha sfornato numerose hit (vedi la linea disegnata assieme a Madsaki e Kazuki Kuraishi con camouflage Alienegra). Le collaborazioni che però si riveleranno più prolifiche saranno quelle con Supreme, A Bathing Ape e UNIQLO.

È forse ironico pensare come la realtà concepita da James Jebbia e gli esordi di Brian Donnelly abbiano un inconsapevole elemento in comune: entrambi infatti hanno cominciato a far spargere la loro voce “imbrattando” locandine a New York, chi con le bombolette spray e chi con gli sticker. Tuttavia il loro primo incontro ufficiale avviene nel 2001 quando, portando avanti il concetto di elevazione dello streetwear mediante la personalizzazione di tavole da skate come elemento artistico, Supreme richiede a KAWS di portare la sua opera “Chum” su due deck. Il legame continuerà nel 2002 con KAWS che ridisegna l’iconico Box Logo con un tratto a gesso, il quale tra l’altro tornerà anche nel 2011 e nella primavera/estate 2021. Dopodiché interverrà OriginalFake nel 2008 per festeggiare i 10 anni di Supreme Daikanyama con una riedizione speciale della Kate Moss Tee del 2004 e di nuovo nel 2011.

Negli anni l’amicizia con NIGO è rimasta solida, tanto da dare alla luce ben quattro collezioni firmate A Bathing Ape. Queste capsule collaborative si possono fondamentalmente riassumere in due gruppi: abbiamo quelle che vanno dal 2005 al 2006, forse le più ambite, che sono caratterizzate da un design piuttosto classico, il quale rielaborava il motivo ABC CAMO incorporando tratti stilistici tipici di KAWS e tante sneakers; poi invece c’è quella del 2011 a nome OriginalFake, basata perlopiù su una fusione anatomica tra il Companion e Baby Milo, nonché qualche accenno dell’artwork “Chompers“.

Come sappiamo, NIGO annuncerà poi l’abbandono del suo brand nel 2013 con un emblematico post su Instagram disegnato proprio da KAWS, e in seguito si sposterà alla direzione di UNIQLO UT, portando con sé la sua esperienza e tutto quell’immaginario collettivo che lo accerchiava. Prova di ciò sono sicuramente le linee con Futura, Jun Takahashi e Pharrell Williams ma soprattutto KAWS, con il quale urlerà al mondo il mantra “Wear Your World” in ben quattro riprese tra il 2016 e il 2019 carichissime di hype, che toccheranno oltre agli immancabili Companion, BFF e tag anche i Peanuts e Sesame Street.

Insomma, il ventennio rappresenta l’apice della carriera di KAWS nella moda e non solo, perché ricordiamo che in quegli anni si ritroverà anche a disegnare le copertine dell’album “808s & Heartbreak” di Kanye West e del singolo “THE SCOTTS” di Travis Scott e Kid Cudi, ma soprattutto diventerà uno degli artisti viventi più quotati di sempre con opere battute all’asta a milioni di dollari e un leggendario crash del sito del MoMA.

La continua escalation lo porterà alla vetta della visibilità nella primavera/estate 2019, quando Kim Jones debutta alla guida di Dior stabilendo sin da subito una forte identità che va a riprendere le origini della maison e l’indissolubile legame tra essa e il mondo dell’arte. Prima di essere un couturier, Christian Dior era infatti un gallerista e amava profondamente l’arte, tanto da essere circondato da personalità come Salvador Dalí, Pablo Picasso e Giorgio De Chirico. È da questa storia che lo stilista britannico ha voluto attingere, riproponendola in chiave attuale e avvalendosi di una sfilza di collaborazioni con gli artisti viventi più in voga. Il primo è stato proprio KAWS, che, oltre ad architettare una straordinaria scenografia per il défilé con un enorme BFF interamente costituito da rose, ha ridisegnato anche l’iconica ape che simboleggia la griffe utilizzando i suoi occhi a X per trasportarla in una capsule collection che comprendeva anche un esclusivo peluche da €7.000. In quell’istante un nuovo pubblico fatto di fashion addicted e affini si approcciava per la prima volta a una realtà per loro inedita, che finalmente metteva in luce la consacrazione di KAWS nell’Olimpo del settore della moda.

L’ennesima conferma arriva anche nel 2021, un anno in cui già dai primi mesi si capisce quanto KAWS sia ormai coinvolto nelle dinamiche del fashion e impegnato a realizzare delle prestigiose co-lab. La prima riguarda COMME des GARÇONS, un vasto universo con cui l’artista si è interfacciato più volte nella sua storia, dal 2007 creando portafogli, borse e t-shirt con graffiti al 2014, quando si è occupato del design del profumo “GIRL” firmato da COMME des GARÇONS Parfums e Pharrell Williams. Ma sappiamo che l’impero di Rei Kawakubo comprende numerose linee e così il suo inconfondibile tratto non poteva che finire in una delle sub-label più popolari, COMME des GARÇONS SHIRT, con la quale ha dipinto su elementi sartoriali quali blazer, camicie, smanicati e giacche, i suoi iconici personaggi dall’estetica pop.

Seguirà poi sacai, con la collezione pre-fall 2021 dal cui lookbook compaiono diversi look ispirati ai dipinti acrilici e i loro motivi vivaci e astratti, che per l’occasione si spargono su tutta la superficie di gonne plissettate, puffer jacket e maglieria, talvolta esplorando il concetto di camouflage, senza escludere un’attesissima variante delle Nike Blazer Low.

Non serve aggiungere molto altro per sottolineare quanto sin dai suoi albori l’arte di KAWS sia strettamente collegata a ciò di cui il mondo della moda è da sempre alla ricerca.