L’estetica delle maglie da gioco è in continua evoluzione. Quello che è successo negli scorsi mesi lo testimonia: da un lato il trend delle maglie total black, il ritorno delle gessate e la sempre più frequente riproposizione dei vecchi loghi al posto di quelli attuali; dall’altro il third kit del Tottenham uscito fuori da un workshop creativo, la ricomparsa delle maniche lunghe e le casacche ispirate a quelle di tanti anni fa. Riassumendo, le ultime sessioni creative sono state contraddistinte da alcune intuizioni e da interessanti elementi di novità, intervallati da continui remake e da numerosi omaggi al passato. Se pensiamo ai particolari, un discorso a parte riguarda i colletti delle maglie, quelli che nel corso degli anni sembravano essere arrivati quasi a una vera e propria estinzione e che invece nelle ultime stagioni sono lentamente ritornati in auge, smettendo di essere considerati dei dettagli marginali e tornando ad avere un ruolo importante nel design delle divise da gioco. Due esempi su tutti: i colletti dei nuovi third kit del Liverpool e dell’Atletico Madrid che risultano assoluti protagonisti della maglia, osservata a fondo nel suo insieme.
Non è un caso che entrambe le maglie siano realizzate da Nike, che ultimamente ha deciso di dedicarsi in maniera più attenta ai suoi top club (oltre ai due appena citati, ci sono anche Inter, Roma, Barcellona, Chelsea, Tottenham, PSG, Lipsia e Galatasaray), provando ad esaltare nel modo migliore le peculiarità e i simboli di ciascuno di loro. Due stagioni fa, ad esempio, nel disegnare le maglie della Roma il brand americano decise di puntare forte sul fulmine (un chiaro omaggio a Giove, il re degli Dei per gli antichi romani) che, stilizzato, trovò spazio non soltanto sull’away kit ma anche su colletto, maniche e calzettoni di quello home.
C’è sempre Nike dietro la creazione di alcuni colletti che hanno fatto la storia delle maglie da calcio. Uno è sicuramente il checkered collar visto sulle casacche del PSV Eindhoven a metà degli anni ’90, che ricorda moltissimo la fantasia di quello della nuova terza maglia del Liverpool di cui abbiamo parlato prima. Il tema a scacchi non è un riferimento al mondo dei motori ma fu scelto per omaggiare lo stemma della regione del Brabante, e non è un caso che il club olandese abbia scelto altre volte questo motivo come pattern delle maglie da gioco. Un altro cult è invece il colletto elasticizzato decorato dal logo Futura e da tre piccole stelle che i graphic designer di Nike realizzarono sempre negli anni Novanta e che accomunava Paris Saint-Germain e Borussia Dortmund, ma anche le nazionali di Nigeria e Italia. Il brand statunitense ha recentemente deciso di farlo rivivere inserendolo nel third kit del Chelsea 2019/2020.
Nel corso degli anni il colletto si è manifestato in tantissime versioni, tutte differenti per forma, dimensioni e significato: talvolta sono stati gli sponsor a servirsene, occupandone lo spazio per farsi riconoscere. Era successo già nella seconda metà degli anni ’70 con Admiral che mise il proprio stemma sul colletto di una celebre maglia del Galles, ed è capitato più tardi con adidas, che rese inconfondibili i colletti di alcuni club della sua scuderia grazie al proprio marchio di fabbrica, le three stripes, oppure semplicemente applicando il proprio nome in bella vista, come successo ai kit di tanti portieri. Non stupirebbe affatto se il brand tedesco, che nelle ultime stagioni ha guardato spessissimo alle tendenze del passato, decidesse in futuro di riesumare anche i colletti di tre decenni fa.
Tante altre volte, invece, al colletto è stato attribuito un senso puramente estetico e il modo in cui esso veniva utilizzato è servito a contraddistinguere per sempre le abitudini di alcuni calciatori famosi. Ci sono stati i modelli con il bottone tipo polo, con i lacci, quelli tenuti sempre all’insù, quelli decorati e quelli a V, anche molto pronunciati. Ultimamente poi il colletto è diventato anche il contenitore per parole chiave, motti, date o piccole frasi, spesso nascosti nella parte posteriore o al suo interno. Nonostante l’apparente esaurimento di stili e la sua presenza un po’ scemata, il colletto è sempre rimasto un elemento dibattuto, estremamente moderno e attuale, fino a che, qualche giorno fa, ha fatto discutere molto il caso di Martin Hinteregger, difensore austriaco dell’Eintracht Francoforte che ha iniziato a indossare una maglia con il colletto differente da tutti i suoi compagni di squadra e che involontariamente potrebbe aver dato il La a uno scenario completamente nuovo nel rapporto tra sponsor tecnici, calciatori e club d’appartenenza.