Il piano del Leeds United è chiaro quanto ovvio: ritornare a essere grandi. Non è certamente una cosa facile, specie dopo 16 anni lontani dalla Premier League, ma ora il Leeds è tornato e debutterà nella massima serie con un kit firmato adidas.
TANTI KIT IN UNA STORIA TRAVAGLIATA
Andiamo per punti. Il Leeds toccò il suo apice insieme a Nike, dopo un paio di buone annate in PUMA. In quel periodo il Leeds era presenza fissa ai piani alti della Premier, cinque anni consecutivi nei primi cinque posti del tabellone, con l’apice rappresentato dalla semifinale di Champions League 2000-01, anni giocati nel segno di Harry Kewell e Mark Viduka.
Nel 2002-03 però cambia tutto e nel giro di poco tempo Rio Ferdinand, Robbie Keane, Lee Bowyer, Olivier Dacourt, Harry Kewell, Danny Mills e Jonathan Woodgate lasciano la squadra, creando un vuoto incolmabile che porta il Leeds a un passo dalla retrocessione, un’onta di vergogna che arriva l’anno successivo nonostante l’impegno dei giovani Aaron Lennon e James Milner. Il Leeds è sommerso dai debiti (oltre 115 milioni di euro) e il kit Nike è l’unica cosa che ricorda gli anni positivi del club.
In Championship debutta un Leeds vestito Diadora in un girovagare di kit che vedrà una forte presenza italiana. Dopo tre anni travagliati con i britannici di Admiral, ex sponsor anche della Nazionale Inglese, il Leeds arriva addirittura in League One, la terza divisione. Da qui partirà la risalita in maglia Macron, azienda bolognese che accompagnerà i ragazzi di Elland Road per ben sette stagioni. Dal 2015-16 troviamo invece Kappa sulla maglia del Leeds, altro brand italiano che accompagna due presidenze italiane, quella di Cellino prima e di Radrizzani poi. Non è un caso che Kappa sia arrivata negli anni di Cellino, all’epoca anche presidente del Cagliari, anch’esso sponsorizzato Kappa.
FARE CASSA GRAZIE ALLA PREMIER
Kappa rimarrà sponsor tecnico della squadra fino ad oggi, anno della promozione. Kappa ha fatto un lavoro strepitoso con il Leeds, arrivando a vendere 145.000 maglie quest’anno, sfruttando la presenza del kit celebrativo dei 100 anni del club. Resta il fatto che il Leeds ha fatto comunque benissimo a rescindere l’accordo (sarebbe rimasto un anno sul contratto), essendoci una disparità enorme di introiti, sponsorizzazioni e visibilità tra Championship e Premier League. Ritrattare un contratto con adidas ora come ora vuol dire guadagnare in ogni caso molti più soldi di quanto non avrebbe mai pagato Kappa anche se la stagione 2020-21 dovesse concludersi con un’altra retrocessione e rescissione contrattuale.
Non è un caso che anche il main sponsor e quello secondario del Leeds (32Red e Clipper) siano scaduti proprio quest’anno, portando il team di mister Bielsa a ritrattare importanti accordi commerciali dopo l’arrivo in Premier League, una serie Amazon Prime Video a proprio nome e una stagione da record di vendite nel merchandising. Il Leeds arriverà in Premier League con un nuovo look e le tasche decisamente più piene.
ADIDAS PUNTA ALLA GRAN BRETAGNA
Dal canto suo, adidas sta prendendo una posizione ben precisa. Il brand tedesco ha poca presenza nei principali campionati europei: due squadre in Francia (quattro dalla prossima stagione), due squadre in Bundesliga, Juventus e Cagliari in Serie A, due squadre in Olanda, una in Portogallo e quattro in Spagna. In Gran Bretagna però è diverso: Arsenal, Manchester United, Leicester, Wolverhampton, Sheffield United e ora il Leeds rappresenta il blocco Premier League a cui vanno aggiunte tre squadre di Championship e il progetto social media Hashtag United.
L’utilizzo precedente di “Gran Bretagna” non è casuale perché adidas si è da poco presa l’impegno di vestire il Celtic di Glasgow oltre all’Aberdeen in Scozia. In questa dinamica, il marchio delle Three Stripes ha deciso di cercare di impossessarsi del mercato britannico, senza dubbio quello più vasto dal punto di vista del merchandising, anche più di quello francese essendo quest’ultimo enorme ma meno legato al tifo come invece è in Inghilterra.
Ovviamente è impossibile per adidas portare avanti un discorso di esclusività come ha per la MLS nordamericana, ma la volontà di vestire squadre in mercati strategici, con presenza europea e tifo particolarmente caldo può senza dubbio aiutare il marchio tedesco e riprendere terreno in un mercato che ha geograficamente considerato troppo poco per troppo tempo.